Ipertensione Arteriosa: saperne di più

L’ipertensione arteriosa viene definita da un aumento dei livelli pressori al di sopra dei valori che sono comuni nella popolazione normale. Dire quali valori debbano essere definiti eccessivi non è facile, dal momento che la pressione arteriosa della popolazione presenta delle variazioni che sono in rapporto a diversi fattori, tra i quali rilevanti sono l’età, il sesso e la razza. Così, gli studi di G. Pickering hanno potuto evidenziare come non sia possibile tracciare una linea di demarcazione netta tra persone che possono venire definite ipertese e persone che possono venire definite normotese. In una rappresentazione grafica non è possibile identificare due picchi, uno per l’ipotetico gruppo di sani e l’altro per i presunti ammalati. Ci si trova di fronte a una sola curva ad andamento gaussiano, in cui il numero di soggetti che presentano valori che si discostano poco dai valori medi è molto elevato, mentre il numero di coloro che hanno valori di pressione via via più lontani dalla media è sempre più piccolo.

È tuttavia dimostrato da estesissimi studi retrospettivi effettuati da compagnie assicuratrici, che a valori pressori elevati corrisponde una aspettativa di vita che è ridotta in modo direttamente proporzionale all’aumento dei livelli della pressione arteriosa. Attualmente si tende a considerare l’ipertensione arteriosa non come una malattia in senso stretto, quanto piuttosto come un fattore di rischio per l’insorgenza di malattie, e specificamente di affezioni cardiovascolari (cardiopatia ipertensiva, incidenti vascolari cerebrali, insufficienza renale).

L’aumento dei valori pressori può riguardare sia i livelli della pressione sistolica che quelli della pressione diastolica. Esistono infatti condizioni cliniche in cui si ha un incremento della sola pressione massima e forme in cui si ha un aumento sia della pressione massima che di quella minima. Questo è naturalmente in rapporto agli eventi patogenetici di volta in volta chiamati in causa: è importante ricordare che l’attività cardiaca e il volume ematico condizionano soprattutto la pressione sistolica, mentre sulla diastolica agiscono essenzialmente i fattori influenzanti le resistenze periferiche, quindi la viscosità ematica, ma soprattutto le resistenze arteriolari determinate dal raggio medio arteriolare.

Si tratta, naturalmente, di una distinzione in parte artificiosa in quanto gli effetti dei diversi meccanismi si ripercuotono su entrambe le componenti pressorie. Per la definizione di ipertensione sarebbe certamente più conveniente poter fare riferimento a un solo valore numerico. In teoria questo potrebbe essere rappresentato dalla pressione arteriosa media, della quale una stima approssimativa potrebbe essere ottenuta aggiungendo al valore della pressione minima un terzo del valore della pressione differenziale (differenza tra pressione massima e pressione minima).
Tuttavia, la constatazione che anche il solo aumento della pressione sistolica costituisce un fattore di rischio rende poco utile il riferimento alla pressione media. È quindi essenziale, nella definizione di un soggetto iperteso, tenere conto sia dei valori di pressione sistolica che diastolica. Le alterazioni considerate significative sono quelle che indagini epidemiologiche hanno evidenziato comportare un aumentato rischio di malattie dell’apparato cardiovascolare.
Tali valori sono stati stabiliti da organizzazioni mediche internazionali e variano in rapporto all’età.
Per soggetti di età superiore ai 45 anni si parla di ipertensione sistolica per livelli di pressione massima ≥ 160 mmHg e di pressione sicuramente normale per valori di pressione massima ≤ 140 mmHg. I soggetti con valori pressori intermedi vengono definiti come portatori di una ipertensione “borderline”. Per i soggetti di età inferiore ai 45 anni la pressione massima viene considerata sicuramente normale al di sotto dei 130 mmHg.

Per quanto riguarda la pressione minima si parla di ipertensione diastolica per valori ≥ 90 mmHg. Per ipertensione labile si intende una condizione caratterizzata dal riscontro alternativo di valori pressori normali o alterati in occasione di ripetuti controlli.

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